Un
cristallo di spato d'Islanda e un drakkar vichingo
MILANO - Lo spato d'Islanda permise ai vichinghi di arrivare in America. Con le loro navi veloci e possenti dominarono a lungo l'Europa del Nord e grazie a esse raggiunsero il Nuovo Mondo almeno
quattro secoli prima di Colombo. Ma come sia stato possibile che i vichinghi abbiano percorso migliaia di chilometri in mare senza l'aiuto della bussola (arrivata nel Vecchio Continente almeno un
secolo dopo il tramonto del loro predominio) e senza carte nautiche è uno dei dilemmi su cui gli storici dibattono da decenni. Adesso uno studio, promosso da una squadra di ricercatori internazionali
dell'Università di Rennes e
pubblicato sulla rivista britannica Proceedings of the Royal Society A, propone una spiegazione di questo mistero storico molto affascinante che reinterpreta, in chiave
scientifica, una delle leggende più misteriose delle epopea vichinga.
NAVIGAZIONE E ORIENTAMENTO - Ai tempi dei
vichinghi la navigazione in alto mare era davvero difficile. Quando c'era bel tempo i navigatori nordeuropei si affidavano alla posizione del sole e delle stelle per indirizzare la rotta delle loro
navi. Tuttavia tutto diventava più difficile quando il cielo era coperto dalle nuvole e in questi casi per non sbagliare rotta non bastava conoscere dettagliatamente i venti, le correnti, le maree
delle fredde acque del nord. Secondo una delle leggende più antiche scandinave, quando il tempo era brutto, i vichinghi per navigare usavano la sólarsteinnovvero «la pietra del sole» un
misterioso minerale capace di individuare la posizione del sole. Lo studioso francese Guy Ropars, che ha guidato il gruppo di ricercatori internazionali, sostiene che la leggendaria pietra del sole
non era altro che spato d'Islanda, un cristallo di calcite trasparente, relativamente comune in Scandinavia che ancora oggi è usato in alcuni strumenti ottici. Il minerale polarizza la luce del sole
e ha la proprietà della doppia rifrazione. Ruotando permetteva di individuare con una buona precisione la posizione dell'astro che riscalda il nostro pianeta, anche quando non si vedeva.
RITROVAMENTO - La saga vichinga racconta che
nei giorni in cui la nebbia era fitta, re Olaf «prendeva una pietra del sole, la rivolgeva verso il cielo e così intuiva la posizione dell'invisibile sole». Da parte sua lo studio dei ricercatori
conferma che «i vichinghi avrebbero potuto usare questo strumento di calcite trasparente, conosciuto anche come spato d'Islanda, per individuare il posizionamento del sole». A rafforzare la teoria
che il minerale fosse conosciuto dai navigatori nordeuropei è la recente scoperta del cristallo su una nave d'epoca elisabettiana affondata nel 1592 vicino all’isola di Alderney. Ciò dimostra che
anche in un'epoca più moderna, in cui tra l'altro c’era già la bussola, i marinai si servivano del cristallo per la navigazione: «Abbiamo verificato che la presenza di un solo cannone estratto da
questa nave, a causa della sua massa metallica, era capace di perturbare di 90 gradi l'orientamento di una bussola magnetica», dichiara lo studioso Guy Ropars. «Quindi, per evitare errori di
navigazione quando il sole era nascosto, l'uso di una bussola ottica come lo spato d'Islanda poteva risultare essenziale persino in questa epoca».
Francesco Tortora
FONTE: http://www.corriere.it